Guido era contento, aveva appena ottenuto un nuovo lavoro che gli avrebbe permesso di sbarcare il lunario per almeno due mesi.

Una delle librerie più fornite della città lo aveva assunto come commesso.

Era contento anche perché gli era sempre piaciuto leggere. Il suo genere preferito erano i romanzi di fantascienza.

La sua ragazza sarebbe stata contenta, non vedeva l’ora di raccontarle la novità. Erano ormai parecchi mesi che viveva a suo carico e tra di loro si verificavano dei momenti di nervosismo alla scadenza di pagamento delle bollette e dell’affitto.

Lucia era una gran brava ragazza, ma non poteva fare a meno di domandargli, prima di pagare una bolletta, se per caso non avesse in tasca qualche spicciolo. Questo comportamento lo rendeva decisamente nervoso. L’ultima volta che Lucia lo aveva sorpreso al bar nell’atto di sorbirsi il suo solito succo di frutta corretto gin e pagato con chissà quali fondi neri avevano rischiato di lasciarsi.

Poi il buon senso e la forza della disperazione avevano consolidato il loro legame, se non il loro bilancio, anche perché Lucia attendeva con ansia quel figlio che tanto avevano desiderato.

La realtà della loro vita quotidiana volgeva al tragico. Proprio perciò Guido era diventato collezionista di barzellette. Pensava che una bella risata poteva risollevare il morale all’ultimo dei vagabondi.

In quei giorni gli Stati Uniti avevano iniziato i bombardamenti in Afganistan sperando di riuscire in tal modo a combattere i terroristi responsabili dell’attentato alle Torri gemelle. Lucia si domandava se era proprio il caso di metterlo al mondo quel figlio che portava in grembo. L’ambiente che avrebbe dovuto affrontare non sembrava promettere nulla di buono.

Tuttavia il fatto che Guido avesse un nuovo lavoro, seppure temporaneo, la rincuorava e le infondeva quell’ottimismo che le serviva per immaginare un futuro per la loro famiglia.

Lucia lavorava alla "Tappi e cavatappi S.r.l.", ditta pluripremiata e invidiata fra le piccole e medie imprese per la sua produttività nonché per le sinergie realizzate tra i suoi due prodotti principali: tappi e cavatappi, naturalmente.

Le caratteristiche dei sopracitati erano tali da rendere gli uni indispensabili agli altri in quanto incompatibili con i rispettivi prodotti di altre aziende.

Purtroppo l’amministratore delegato e principale azionista della ditta era altrettanto convinto dell’incompatibilità fra un buon livello di resa del personale e le eventuali maternità dello stesso... Accadeva quindi che le donne, nell’entusiasmo di avere trovato un nuovo lavoro, non si accorgessero di firmare la lettera in cui rassegnavano le loro dimissioni.

Da qualche tempo Lucia notava che il capo reparto le affidava sempre maggiori quantità di lavoro con la scusa della scarsità di personale. Si sarebbe detto che con l’aumentare del volume della sua pancia aumentasse in misura proporzionale la quantità di lavoro che le veniva richiesto.

Nonostante ciò Lucia riusciva a produrre tutti i cavatappi che il capo reparto le aveva ordinato di produrre... ma non bastava. Dato che l’addetta alle pulizie era malata le avevano domandato di fermarsi al termine dell’orario di lavoro per collaborare con le colleghe nei lavori di raccolta degli sfridi di lavorazione, di manutenzione dei macchinari e più in generale di pulizia.

In certi momenti, quando si sentiva particolarmente stanca, le veniva l’invidia di quelle lavoratrici che lavoravano in aziende di maggiori dimensioni dove esisteva un sindacato. Sicuramente la sua amica che lavorava alla "Grandi marche S.p.a." non era mai stata trattata in quel modo, infatti aveva avuto ben tre figli senza cambiare posto di lavoro.

Qualche giorno dopo ebbe un lieve malore durante l’orario di lavoro e non riuscì a produrre tutti i cavatappi che le erano stati richiesti. Il capo reparto la pregò di recarsi in direzione al termine dell’orario di lavoro.

Non ci voleva molto a prevedere il motivo di quella convocazione. Probabilmente il direttore desiderava offrirle un caffè... magari un aperitivo e quindi invitarla a cena in uno dei migliori ristoranti della città e a spese della ditta...

Guido stava consigliando a una signora anziana un paio di libri per i suoi nipotini. La signora non poteva fare a meno di osservare con insistenza i calzettoni e i sandali di Guido. Dopo diversi minuti di esitazioni e di constatazioni sui prezzi delle diverse pubblicazioni decise di acquistare i primi due che Guido le aveva proposto osservando che se erano i più cari probabilmente erano anche i migliori e sicuramente avrebbero suscitato maggior gratitudine da parte dei suoi nipoti che occupavano, tra l’altro, tutto il loro tempo libero con i videogiochi.

In quel periodo non era difficile vendere libri, pensò Guido. Sicuramente era meno facile che quei libri trovassero dei lettori attenti.

Un ragazzino voleva regalare a sua madre un libro di ricette. Guido gli presentò le migliori pubblicazioni finché si rese conto del fatto che il ragazzino disponeva di una quantità di denaro irrisoria... il libro costava dieci volte tanto.

- Che bello, sicuramente piacerà alla mia mamma!

Guido gli preparò un bel pacco regalo, il migliore che avesse mai fatto, perché un bel pezzo di quel libro alla mamma di quel ragazzino glielo regalava lui.

Tuttavia quando si trattò di controllare il denaro in cassa risultò che non mancava nulla. Qualcuno aveva già provveduto a coprire l’ammanco. Qualcuno che si era intenerito osservando Guido che si inteneriva di fronte a quel ragazzino.

Lucia intanto si era accomodata nell’ufficio dell’amministratore delegato.

Probabilmente non sarebbe stato necessario sprecare parole di circostanza, ma l’amministratore delegato ci teneva a ringraziare personalmente il personale che lasciava l’azienda per qualsiasi motivo.

- Signorina Lucia, desideravo salutarla personalmente e ringraziarla per avere prestato la sua opera nella nostra azienda in tutti questi anni. Ho sempre pensato che la maternità fosse una scelta importante e come tale vada rispettata in tutti i suoi aspetti.

Posso garantirle che tra qualche anno, quando il suo bambino sarà grande e non avrà più bisogno della sua presenza a tempo pieno, alla "Tappi e cavatappi S.r.l." ci sarà sempre un posto per lei, mercato permettendo. Purtroppo di questi tempi la concorrenza dei paesi asiatici ci costringe a essere sempre più flessibili, tanto più che qui da noi il lavoro infantile è severamente vietato.

Lucia si rese conto dell’inutilità di resistere a tanta intelligenza macroeconomica. Il suo stato di salute e la fatica della giornata lavorativa appena trascorsa le impedivano di alzare la voce per ringraziare il suo ex-datore di lavoro.

La prima cosa che le venne in mente fu che era ora di andare a casa. Aveva una dieta da rispettare. Guido sarebbe ritornato di lì a poco affamato come al solito.

Doveva fermarsi al supermercato. Era una vera fortuna che Guido avesse trovato quel lavoro.

Lucia tentava con tutte le sue forze di non lasciarsi prendere dallo sconforto

perché temeva di trasmetterlo al bimbo che portava in sé. Cercò di concentrarsi sul nome che avrebbero potuto dargli.

Al supermercato incontrò una sua vecchia amica. Si era laureata in lettere. Aveva due figli, insegnava italiano e storia alle scuole medie di un paese vicino, aveva un marito fantastico anche se qualche problema di certo non mancava. Ad esempio lui lavorava tutta l’estate, proprio quando lei era libera da impegni lavorativi, così le toccava andarsene al mare da sola con i bimbi.

Lucia si limitò ad osservare che di quei tempi accadeva di lavorare troppo o troppo poco e a volte la cosa poteva creare dei problemi.

Ogni volta che metteva qualcosa nel carrello doveva sforzarsi di non pensare al suo prezzo, nonostante scegliesse i prodotti più economici.

In qualche modo riuscì a tornare a casa.

Guido era già rientrato, stava ascoltando musica comodamente seduto sulla sdraio che Lucia gli aveva regalato per il suo compleanno. La novità non riuscì a sconfiggere il suo buonumore. Aveva trascorso una giornata gradevole in mezzo alla gente che frequentava la libreria, aveva raccolto le espressioni, le frasi più interessanti pronunciate dalla clientela.

Pensava che un giorno avrebbe scritto un racconto ambientato in una libreria, gli sarebbe servito per ricordare quell’esperienza.

Quando Lucia gli comunicò la novità cercò di rassicurarla abbracciandola, spiegandole che in fondo c’era da aspettarselo, che anche lui di lì a poche settimane sarebbe stato senza lavoro. Forse era il caso di portare un panettone all’impiegata dell’agenzia, così li avrebbe tenuti in considerazione nel caso di buone opportunità di lavoro.

Guido propose di chiamare Fortunato il loro bimbo. Quando Lucia gli domandò per quale motivo gli piacesse quel nome rispose:

- Così, per scaramanzia!

- Potrebbe andare bene anche Natale...

Lucia voleva distrarsi, decise di ascoltare il giornale radio. Da giorni ormai si parlava quasi soltanto della guerra in Afganistan. Non si trattava di notizie rassicuranti, ma a Lucia servivano per sentirsi privilegiata, per sentirsi coccolata nel suo bilocale ben riscaldato.

Il giorno successivo Lucia ricevette la visita di alcuni individui che indossavano la divisa dei carabinieri. Le spiegarono che doveva seguirli in caserma per verificare alcuni particolari. Lucia fu sorpresa da quell’insolita richiesta, ma non volle e non poté opporvisi.

Quando si rese conto del motivo di quella richiesta, ne fu ancora più sorpresa.

Qualcuno aveva ucciso l’amministratore delegato della ditta presso la quale aveva lavorato fino al giorno precedente. L’omicidio era accaduto appena due ore dopo il colloquio che Lucia aveva avuto con l’assassinato.

L’ispettore era stato informato di quel colloquio e della relativa motivazione dalla segretaria dell’amministratore delegato, pertanto si preoccupò di domandare a Lucia se potesse in qualche modo provare dove si trovasse all’incirca a quell’ora.

Lucia ricordò di avere incontrato al supermercato quella sua vecchia conoscenza. L’autorità di pubblica sicurezza riuscì in qualche modo a rintracciarla e a ottenere una conferma dell’ora e del luogo dove era avvenuto il colloquio. Senza quell’incontro casuale probabilmente sarebbe andata a partorire in carcere, pensò Lucia. Si era salvata per il rotto della cuffietta, anzi doveva rispolverare i suoi vecchi ferri da maglia proprio per confezionare una cuffia per il suo bimbo.

La disoccupazione gliene dava il tempo.

Guido avrebbe finalmente avuto la sua colazione servita a letto, come aveva sempre desiderato. Era sua opinione che quando esistevano le casalinghe il mondo era migliore. Gli uomini potevano leggere tranquillamente il giornale, le donne sapevano cucinare, in casa c’era sempre qualcuno ad accudire ai bambini e agli anziani... e non c’era bisogno di riciclare montagne di bottiglie di plastica...

E’ vero che alla festa del paese scoppiava sempre qualche rissa e il fegato dei partecipanti era cirrotico, ma oggi ci si nascondeva nelle discoteche per fare le stesse cose.

Lucia continuava a spostarsi da una stanza all’altra, le sembrava irreale avere tutto quel tempo a sua disposizione. Quando si fermava un attimo si sentiva in colpa, allora si alzava e andava nella stanza accanto a cercare qualcosa, magari senza sapere cosa. Mancava un mese al lieto evento.

Guido cominciava a preoccuparsi di cercare un altro lavoro sapendo che il suo contratto scadeva l’ultimo giorno dell’anno. Forse era il caso di passare a trovare l’impiegata dell’agenzia. Non passava giorno che non ci pensasse, in fondo stava per diventare padre, che lo desiderasse o meno era costretto a diventare più maturo, responsabile.

Il campanello suonò: era il vicino di casa nonché proprietario dell’appartamento nel quale vivevano Lucia e Guido. Ci teneva a informarsi dello stato di salute di Lucia avendo notato che non lasciava più l’appartamento il mattino per recarsi al lavoro. Lucia gli spiegò che stava benissimo e che non andava più a lavorare perché si era dimessa essendo ormai vicina la data presunta del parto.

Il padrone di casa replicò spiegando che ai suoi tempi invece di dimettersi si andava in maternità e si aveva diritto allo stipendio e al mantenimento del posto di lavoro.

- In effetti ai nostri amici accade ancora così!

Rispose Lucia.

- I vostri amici hanno già una casa?

Domandò il padrone di casa...

- Hanno fatto il mutuo... se la sono comperata...

- Proprio come ai miei tempi! Tra l’altro... forse avete sentito parlare di quanto é aumentato il costo della vita negli ultimi dodici mesi?

- Ce ne siamo accorti!

- Non avete per caso altri amici come quelli di cui mi parlava che stanno cercando casa?

- Forse, ci dovrei pensare... perché?

- Così, qualora decideste di lasciare libero l’appartamento, che potrebbe diventare troppo caro per le vostre tasche, glielo affitterei volentieri...

- Lei è davvero gentile...

- I vostri amici potrebbero subaffittarvene una stanza...

- Magari la cantina! Così il bimbo invece di guardare Topolino in televisione può dare la caccia ai topi dal vivo...

- Ma lo sa che lei ha molta fantasia? Sono sicuro che suo figlio le somiglierà!

- Caso mai avessi bisogno di una baby sitter glielo farò sapere!

Il padrone di casa finalmente decise di rientrare nel suo appartamento zeppo di suppellettili in ceramica e cristallo. Si sedette sulla sua poltrona preferita a meditare sull’ultima frase pronunciata dalla sua inquilina.

Lucia si ritirò in cucina a lavare i piatti che si erano accumulati vicino al lavello.

Guido leggeva il giornale. Il governo della Repubblica Italiana proponeva modifiche importanti all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

In effetti, pensava Guido, era l’unico modo per trasformare l’intero mondo del lavoro in una enorme agenzia di lavoro interinale. Quale potere contrattuale sarebbe rimasto ai sindacati? La proposta di modifica naturalmente riguardava solo alcune fattispecie, ma si trattava pur sempre di un precedente, di un modo come un altro per preparare l’abitudine alla precarietà.

Probabilmente ai lavoratori conveniva acquistare una roulotte, fintanto che gli rimaneva qualche soldo, per risparmiare sui costi dei traslochi troppo frequenti. Qualcuno aveva già proposto ai comuni di maggiori dimensioni di creare degli appositi campi di soggiorno, vicini a quelli degli zingari.

- Cara che ne diresti se ci comprassimo una roulotte?

- Ti pare il caso di pensare alle vacanze proprio in questo periodo!

- Non per le vacanze, pensavo di farne l’abitazione principale.

- Ce l’hanno il riscaldamento le roulotte?

- Penso proprio di si. In ogni caso potremmo trasferirci al mare, dove fa meno freddo. Magari troviamo lavoro come camerieri...

- Con quale automezzo pensavi di trainarla, la roulotte?

- Già, non ci avevo pensato... Forse è meglio acquistare un camper!

- Pensavi di chiedere un prestito a tua nonna?

- Quale nonna, sono entrambe nullatenenti...

- Ho sempre avuto fortuna in fatto di soldi...

- Potremmo rivolgerci alla nostra banca...

- In garanzia potremmo dargli il nascituro!

- Dici che l’arredamento non è sufficiente?

- Forse non ricordi che i mobili sono del proprietario dell’appartamento...

- Ahh! Infatti avevo la sensazione che non rispecchiassero in tutto e per tutto i nostri gusti... Quindi ogni anno il proprietario può decidere se non è il caso di sbatterci fuori...

- Esatto!

- Motivo in più per affittare una roulotte!

- Credi che per un neonato sia un ambiente sano?

- Se sopravvivono gli zingari dovremmo riuscirci anche noi!

Lucia cominciava a preoccuparsi. Probabilmente Guido non faceva altro che esprimere la sua paura del futuro con quelle proposte ridicole. Certamente non c’era tempo da perdere, bisognava ricordare all’agenzia la loro necessità di avere almeno un posto di lavoro, anche se sottopagato...

Guido spiegò che fintanto che lavorava in libreria non poteva passare in agenzia perché l’orario di apertura della stessa coincideva perfettamente con quello della libreria.

- Potresti telefonare!

- Mica facile davanti ai colleghi... Potrei compromettere un’eventuale assunzione a tempo indeterminato.

Lucia se ne andò in bagno a lavare i panni sporchi. Pensò che il prezzo dell’affitto poteva comprendere anche una lavatrice, se il proprietario dell’appartamento non fosse stato tanto avaro.

Guido se ne andò a letto. Non aveva sonno, ma ogni cosa gli si affacciasse alla mente sembrava dovesse costargli un sacco di soldi e non poteva fare a meno di considerarsi uno sprecone.

Il giorno dopo si recò al lavoro in uno stato d’animo che potremmo definire perplesso. Le festività natalizie si stavano avvicinando tanto quanto il suo nuovo periodo di disoccupazione. Questa volta era leggermente più preoccupato del solito. Che fosse a causa della vicina paternità? In fondo aveva raggiunto i trent’anni senza concludere nulla di buono e non poteva neppure vantare un posto di lavoro come quello di suo padre che aveva lavorato trentacinque anni nella stessa fonderia.

La clientela salutava cortesemente e augurava il solito Buon Natale e Buon anno. A Guido rimaneva l’amaro in bocca. Di tanto in tanto gli scappava un " Buon anno a lei!" ... che per me non si sa come andrà a finire.

In un momento di tranquillità si permise di cercare il titolare per spiegargli

la sua situazione personale.

Il titolare non gli promise nulla, ma gli disse che se proprio fosse stato il caso di assumere qualcuno a tempo indeterminato ne avrebbe tenuto conto, che sicuramente comprendeva le sue difficoltà, che anche lui in gioventù si era dovuto tirare su dal nulla quando suo padre gli aveva lasciato l’azienda sulle spalle, all’improvviso, in seguito a un grave incidente...

Quella stessa sera Guido ripeté a Lucia le parole confortanti che il titolare gli aveva sussurrato quasi come si vergognasse di pronunciarle di fronte al resto del personale.

Lucia si limitò ad osservare che sull’argomento si sarebbe potuto creare un giro di scommesse, ovviamente clandestine. Forse era l’occasione della loro vita di guadagnare quattro soldi.

- Non siamo cani da combattimento, non credo che la cosa interessi!

- Vuoi dire che persino i cani da combattimento sono più importanti di noi?

- No, naturale che non voglio dire che sono più importanti di noi... voglio dire che la realtà delle cose mi lascia perplesso.

- Cerchiamo di non rovinarci la serata... Magari c’è qualcosa di bello alla televisione, mi sembra che ci sia una trasmissione sui gatti di razza, roba di un certo spessore...

La sera del giorno dopo, il ventiquattro dicembre, alla chiusura del negozio il titolare ringraziò personalmente il personale avventizio consegnando a tutti un pensierino natalizio, un’edizione economica di un famoso romanzo verista. Il titolare promise a tutti che l’anno successivo, qualora lo avessero desiderato, li avrebbe riassunti ben volentieri per lo stesso periodo di tempo, cosicché avessero la possibilità di sfruttare l’esperienza acquisita nel settore...

Guido pensò che non appena arrivato a casa avrebbe avuto qualcosa da raccontare alla sua compagna. In fondo la possibilità di essere riassunto l’anno prossimo per lo stesso periodo aumentava di qualche punto le probabilità di lavorare per un certo numero di mesi. Sicuramente Lucia ne avrebbe tratto un buon motivo per affrontare il futuro con tranquillità.

Quando Guido arrivò a casa incontrò Lucia sul pianerottolo che chiacchierava con i vicini del piano di sotto, una giovane coppia senza figli. Lui lavorava in banca, lei insegnava filosofia al liceo scientifico. Una coppia senza problemi economici, Lucia si era sempre domandata per quale motivo si era affezionati a quel condominio così popolare. Guido sosteneva che erano di sinistra, che i soldi li tenevano in banca per spenderli nei loro viaggi da favola intorno al mondo. Infatti si trovavano sul pianerottolo proprio per informarli del fatto che partivano per l’ennesimo viaggio la cui meta si trovava molto lontano e li invitavano nel caso in cui l’impianto antifurto avesse fatto scattare la sirena a telefonare ad un certo numero al quale rispondeva un parente che disponeva delle chiavi dell’appartamento.

Lucia garantì la sua collaborazione anche se con qualche riserva per il vicino parto. Guido spiegò che nei prossimi giorni si sarebbe dovuto assentare frequentemente per visitare le numerose agenzie di collocamento della città.

I vicini comunque ringraziarono e promisero una cartolina, non senza fare i loro migliori auguri per il lieto evento.

Finalmente soli Lucia e Guido si scambiarono qualche occhiata affettuosa e si domandarono che cosa potevano assaporare per cena. Lucia osservò che in frigo c’erano delle uova. Guido disse che le preferiva strapazzate.

Con due uova strapazzate nel piatto si domandarono dove potevano andare in vacanza la prossima estate. Entrambi concordarono di andare nello stesso posto dove erano andati l’anno precedente: in cortile il mattino, sul balconcino nel pomeriggio, sempreché il padrone di casa non li sfrattasse prima.

- Non ricordo dove abbiamo messo le bocce che abbiamo usato l’anno scorso!

- Forse le hanno tenute Beppe e Luca...

- Abitano ancora in questa zona?

- Credo di no, non li ho più incontrati.

- Hanno lasciato un recapito telefonico?

- Anche se lo avessero fatto non me la sentirei di scialacquare dei soldi in una scheda telefonica.

- Mi ci ero affezionato a quelle bocce!

- Ma te lo hanno dato, almeno, il panettone?

- No, ci hanno regalato un libro, costa meno. Visto che domani è Natale te lo regalo!

- Uauhhh! Il "Chi si contenta gode!" di Fortunato Bellesperanze! Capita proprio a fagiolo, pensa che volevo regalartelo io se avessi avuto qualche spicciolo da spendere. Anche la cultura costa!

- Non preoccuparti cara... Quando ne avrai terminato la lettura potrai prestarmelo!

- Ho l’impressione che il tempo per leggerlo non ci mancherà!

- Sbagli, sarò impegnatissimo nell’impresa di ottenere un nuovo incarico temporaneo...

- Che avesse ragione Buddha? Tutti i nostri guai sono la diretta conseguenza dei nostri desideri...

- Perché mai dovremmo desiderare un posto di lavoro sicuro e duraturo?

Per costruire il nostro futuro?

- Perché dovremmo desiderare un futuro? Cerchiamo di ancorare la nostra mente al presente!

- Accendiamo il televisore!

Lucia e Guido si sedettero vicini sulle due sedie che avevano legato tra di loro per formare un piccolo divano. Così spaparanzati si godettero una bella trasmissione retrospettiva sull’undici settembre. Così distratti dalle loro

piccolezze quotidiane si addormentarono con negli occhi il riflesso della lampadina che penzolava dal soffitto.